Nel 1982, in occasione dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Nazionale Archeologico Tarquiniense, la British School at Rome avviò - per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale una campagna di scavi intesa a documentare le strutture preesistenti di età tardo-medievale incorporate dall'edificio quattrocentesco.
Il controllo dei cantieri da parte della Soprintendenza, l'assistenza archeologica agli interventi di restauro delle numerose torri e chiese cittadine e della cinta fortificata, nonché quella ai lavori di ristrutturazione di palazzi e case di proprietà privata, hanno portato - in quasi trent'anni di indagini -alla acquisizione di una straordinaria quantità di dati.
Pur con i limiti spesso imposti da interventi di urgenza, quali sovente si rivelano i lavori di un centro cittadino dove non è possibile l'interdizione prolungata di spazi pubblici vitali alle attività produttive della comunità, si è potuta comunque avviare l'elaborazione della carta archeologica del centro storico, in continuo aggiornamento ma già determinante ai fini della conoscenza delle dinamiche di sviluppo della topografia e dell'urbanistica di Corneto.
L'alto numero di pozzi e cisterne, riutilizzati in alternativa alla loro funzione primaria come contenitori di rifiuti, hanno restituito una notevole mole di materiale (ceramica, vetro, metalli, monete etc.) che ci mostra uno spaccato della vita quotidiana della città dal XIII al XVIII secolo. La quantità e la qualità del materiale recuperato meritano, da parte di tutte le istituzioni interessate, l'individuazione di una degna sede espositiva per far conoscere al pubblico la storia di quella Corneto - ricordata da Dante nel XIII canto dell'Inferno - sorta come borgo altomedievale, poi libero Comune, protagonista di primo piano delle vicende politiche ed economiche che spesso opposero il Potere Papale a quello Imperiale e giunta al massimo splendore nel Quattrocento in concomitanza con le fortune della famiglia Vitelleschi.