Collezione Cultrera
La raccolta comprende oltre 200 ceramiche e pochi vetri del Medioevo e del Rinascimento, ritrovati in scavi non controllati di "pozzi di butto" nel centro storico di Tarquinia. Nello spirito di recupero e di tutela del patrimonio culturale locale, che aveva animato l'intera vicenda, l'allora consiglio direttivo della STAS decise di intitolare la collezione all'archeologo Giuseppe Cultrera fautore, agli inizi del secolo scorso di importanti scoperte nel territorio incaricato di istituire il Museo Archeologico Nazionale, nonché fondatore nel 1917 della Società Tarquiniense d'Arte e Storia. Dalla raccolta sono stati selezionati oltre 100 pezzi, tra i meglio conservati e più significativi che, sebbene avulsi dal loro contesto originario, rappresentano una testimonianza insostituibile per la conoscenza delle produzioni ceramiche e degli interlocutori commerciali di Corneto tra XIII e XVIII sec.
Nel XIII sec., attraverso le mediazioni di Pisa, Genova e Venezia con cui la città aveva stabilito proficui rapporti commerciali fin dal X sec., raggiungono la costa tirrenica le prime maioliche invetriate provenienti dall'Italia Meridionale, in particolare dalla Sicilia. E' questo il periodo di massima fioritura economica del Comune, a cui si lega un parallelo sviluppo politico e urbanistico, riflesso dell'autonomia e del benessere raggiunto. Nel 1204 Pietro II d'Aragona, che si fa incoronare re da papa Innocenzo III nella chiesa di S.Pancrazio, stabilisce un accordo per cui concede ai mercanti cornetani porto franco in tutti gli approdi spagnoli, patti e privilegi confermati nel 1298 da Giacomo II d'Aragona.
Tra la fine del XIII sec. e il XIV sec., Corneto si afferma come punto di arrivo di merci sulla costa e di smistamento di prodotti dei centri interni del Lazio, della Toscana e dell'Umbria: giungono sul posto le ceramiche di Viterbo, dell'area alto laziale, di Pisa e di Orvieto. Si fanno più intensi gli scambi con Viterbo e i centri dell'entroterra e, a seguito di un'intesa che si protraeva da circa due secoli, arrivano dalla Spagna le produzioni ispano moresche.
Una fase di declino dell'attività mercantile, dovuta alla crescita del porto di Civitavecchia e alla crisi demografica seguita al flagello di due pestilenze, una alla fine del XV sec. e l'altra agli inizi del XVI sec., determina un'involuzione in campo commerciale a cui fa riscontro un aumento della produzione agricola, che conferma il suo ruolo quale horreum Urbis, ma anche una crescente dipendenza da Roma favorita dall'ascesa politica della potente famiglia Vitelleschi, saldamente legata alla Chiesa.
Si aggiungono le produzioni ceramiche provenienti dal territorio del Ducato di Castro, sottostante ai Farnese, e da Bagnoregio, affiancate dai pregiati manufatti ceramici di Deruta e di Montelupo. L'assoggettamento a Roma determina, tra XVII e XVIII sec., un graduale decadimento nonostante ciò ceramiche dell'area ligure sono presenti sul mercato cornetano ancora nel XVIII sec., testimoniando la vivida e inesauribile ricettività di questo centro.